Facebook come fonte di notizie, meglio del quotidiano preso in edicola. Il 30% degli utenti americani acquisisce, per scelta, le notizie dalla piattaforma di Menlo Park. Lo dice uno studio del Pew Research Center, di cui ha parlato Marketing Pilgrim alcuni giorni fa. La questione è interessante: c’è una percentuale significativa di persone, negli Stati Uniti, che utilizza il social network per aggiornarsi sugli ultimi avvenimenti.
È altrettanto vero, comunque, che un 78% degli intervistati ha specificato di non utilizzare Facebook come fonte di news. E appena il 4% ha dichiarato di non poter fare a meno del servizio, onde evitare di rimanere indietro con le notizie.
Se lavorate coi contenuti e credete nell’utilità dei social network per la diffusione degli stessi, questi dati non possono non interessarvi. Provate ad adattarli alla realtà italiana. Quante news vi trovate a scovare, per la prima volta durante la giornata, da una condivisione di un vostro contatto su Facebook? O da un post della pagina di Repubblica, Corriere della Sera e quant’altro? Succede piuttosto spesso, soprattutto tramite smartphone e\o tablet. Del resto, è molto più facile che un utente scelga di scorrere il News Feed di un social network, piuttosto che consultare – o anche solo registrarsi – i feed di una qualsiasi testata giornalistica, internazionale o italiana.
Altri dati dal Pew Research Center. Il 67% degli utenti USA che usano Facebook per almeno un’ora al giorno, vi trovano come minimo una notizia. La percentuale scende al 41% per quanti consultano la piattaforma per meno di un’ora al giorno. Conta anche un’altra statistica: la fonte delle notizie conta per appena il 20% degli intervistati, mentre la stragrande maggioranza ammette di cliccare indistintamente se si tratta di un argomento d’interesse.
In linea generale, USA o Europa, la percentuale di utenti che scelgono Facebook per informarsi è ancora molto minore a quella degli utenti che si informano online, ma in modo ‘classico’. Insomma, quel 30% è abbastanza per stabilire una corretta strategia di diffusione dei contenuti sui social network, non è abbastanza – se siete un editore – per iniziare a preoccuparsi.