Teoria: un marchio, un’azienda o un’Istituzione che sceglie di utilizzare i Social Network deve essere pronta a rispondere, interagire coi suoi utenti, nel modo più tempestivo possibile. La pratica, però, non sembra corrispondere a questo scenario. Lo dice una ricerca pubblicata su eMarketer e realizzata da Sprout Social, che ha analizzato proprio il tasso di risposta, in generale, di differenti categorie di brand.
Partiamo dalla crescita collettiva del 20% di Twitter e Facebook in fatto di utenti attivi mensilmente. Ancora più veloce è la crescita di messaggi e interazioni sulle due piattaforme, tali da richiedere una risposta dell’azienda. Queste hanno saputo tenere il passo imposto dai due giganti della rete? Lo studio dimostra che, no, non ce l’hanno fatta.
Quanto tempo per rispondere?
I tassi medi di risposta sarebbero scesi del 20% su Twitter e Facebook, sui quali si sarebbe verificato anche un aumento dei tempi di risposta, passando da 10,9 a 11,3 ore in media. Su Facebook, più precisamente, i tempi di risposta sono pari a 15 ore, su Twitter scendiamo invece a 7,9 ore.
Le lumache del Web?
Le Istituzioni, e c’era da aspettarselo. Forse è normale che sia così. Le aziende di Stato, infatti, hanno un tasso di risposta del 17% e un tempo medio che supera le 14 ore. Curioso il settore dell’intrattenimento: il lasso temporale è il più ridotto (10 ore), anche se il tasso è appena dell’11%. Il comparto bancario ha la percentuale più alta di interazioni coi suoi fans o followers, pari al 28%, seguito da quello delle utilities (27%) e da quello automobilistico (24%).
Il futuro
Una recente ricerca di Adobe, citata ancora su eMarketer, spiega come appena il 6% degli intervistati abbia individuato nel rapporto diretto con gli utenti un elemento rilevante nel Digital Marketing del prossimo triennio.
Secondo te quanto è importante esserci, spesso e subito, per il proprio pubblico?
