Facebook: riconoscimento facciale, l’UE non ci sta


Tanto tuonò che piovve.

Che poi, per la verità, di tuoni non ce ne sono stati poi molti. E’ bastato un giorno perchè iniziasse a piovere: ieri Facebook ufficializzava l’introduzione, di default tra le impostazioni della privacy, del rinoscimento facciale all’interno delle fotografie caricate sul social network.

Un nostro amico carica una foto, noi veniamo “riconosciuti” e il nostro amico riceve un suggerimento per taggarci. Senza autorizzazioni e permessi, proprio perchè l’opzione che abilita il riconoscimento facciale è già attiva di default e chissà quanto tempo dovrà passare prima che tutti gli utenti – soprattutto i meno esperti – se ne rendano conto.

Tuonò, si diceva. Perchè le lamentele non sono mancate, sin da subito: perchè attivare in partenza l’opzione e non muoversi al contrario, facendo decidere agli utenti? Perchè non comunicare la novità con un post ufficiale?

Piovve, si diceva. Perchè oggi s’è fatta sentire l’Unione Europa, poichè “taggare le persone dovrebbe essere cosa basata sul consenso preventivo dell’interessato e non è cosa che possa essere attivata di default”, ha ricordato Gerard Lommel, membro dell’Article 29 Data Protection Working Party.

Il problema, secondo molti, non sta nel riconoscimento facciale vero e proprio. Del resto Facebook “riconosce” e suggerisce il tag all’utente, che poi decide se menzionare il proprio amico in quella fotografia o lasciar perdere. La scelta finale viene dunque messa nelle mani dell’utente.

Tutto sta allora nella modalità di “somministrazione” di questa novità da parte del social network: perchè abilitare di default il riconoscimento facciale? In fondo, lo abbiamo detto prima: quanti saranno gli utenti che seguiranno realmente queste istruzioni per disabilitare l’opzione, tutelando così i propri diritti?

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