Gestire una pagina o un profilo su un social network non è affatto semplice. Devi essere gentile anche se sei arrabbiato, devi rispondere con educazione anche ai maleducati e devi essere sempre aggiornato e attento.
Ogni tanto capita che qualcuno non segua queste semplici linee guida, trasformando il tutto in un #fail.
Un caso recente è stato quello della FIGC su Facebook – dove è apparso un commento razzista -, oppure Groupalia su Twitter, dove è stato sfruttato un disastro per la promozione. Oppure ancora McDonalds con McStories: in questo caso un hashtag di promozione è stato sfruttato in negativo dal pubblico.
Tutti questi brand hanno reagito in maniera diversa: la FIGC ha dato inizialmente la colpa ad un hacker, Groupalia ha chiesto scusa e McDonalds ha sospeso la campagna pubblicitaria.
Ma cosa accomuna tutti questi brand? Il #fail involontario, che ha però aiutato i vari marchi a crescere. Sono finiti su tutti i blog del settore, in alcuni casi sono diventati trend su Twitter, ottenendo una visibilità enorme e gratuita.
Il danno subito è minimo o nullo.
Credete veramente che qualcuno smetta di andare da McDonalds per il fatto di McStories? Oppure che qualcuno smetta di seguire il calcio per il commento razzista? Oppure che qualcuno non acquisti più su Groupalia per il post su Twitter? Non proprio. Anche se qualcuno smettesse di frequentare o acquistare da un brand per quello che ha combinato sui social network, qualcun altro seguirà ed acquisterà da quel brand, conosciuto proprio grazie al #fail.
Ma se il #fail fosse una strategia di marketing?
Pensiamoci un attimo: il rischio è minimo, la viralità del #fail massima.
È difficile che i brand sopra citati abbiano fallito apposta, ma forse da altre parti del mondo il #fail viene sfruttato per fare marketing.
Prendiamo Celeb Boutique, che sfrutta l’hashtag #Aurora, trend su Twitter quel giorno a causa della sparatoria, per fare promozione. Ovviamente è finito su tutti i blog, ottenendo visibilità gratuita e nessuno smetterà di comprare da loro. Giusto per la cronaca l’account Twitter ha guadagnato 500 follower in un giorno, rispetto ad una media di 30.
Le scuse sono arrivate subito: nessun hacker, nessuna giustificazione assurda, solo la semplice verità. Avevano visto il trend su Twitter e senza controllare il suo significato l’hanno sfruttato. Il tutto si è chiuso così, con una pubblicità gratuita, una crescita incredibile e nessun danno per il brand.
Lo sapete che KitKat è su Instagram? Probabilmente sì, e probabilmente lo sapete perché ha pubblicato la foto di Pedobear come prima immagine. Anche in questo caso, è davvero difficile che nessuno sapesse la storia dell’orso più famoso del web. E anche stavolta pubblicità gratuita su tutti i blog e nessun danno d’immagine, visto che sono arrivate subito le scuse ufficiali.
Ma allora la strategia del #fail è applicabile?
Probabilmente sì. Il danno è minimo o nullo, il vantaggio potrebbe essere enorme. Una strategia a basso rischio ed ad alto potenziale.
Magari è meglio evitare di sfruttare eventi catastrofici come il terremoto o una sparatoria, forse è meglio limitarsi ad un #fail come quello di KitKat. Almeno non si hanno rimorsi sulla coscienza.
“Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli.” (Oscar Wilde)