“Moira_Orfei” su Twitter, parody accont o furto d’identità? Ho dovuto occuparmi, per amicizia, di un account Twitter che ha già fatto parlare il web. Si tratta di “Moira_Orfei”, seguito da migliaia di follower e già oggetto di articoli di blogger molto seguiti. Ieri Twitter l’ha sospeso.
E si, l’account si qualificava nel profilo come “unofficial”, ma senza troppa convinzione. I tweet postati dall’autore erano spesso goliardici, ma a volte molto volgari, e indubbiamente lesivi dell’immagine di un personaggio pubblico. Nome utente e foto del profilo, tratta da un’intervista presente nel sito de Il Giornale, mi hanno fatto ritenere che l’account configurasse un caso evidente di impersonificazione. Peraltro attraverso questo profilo erano stati scambiati tweet con Bobo Vieri – quello vero – facendo dire alla regina del circo italiano – o meglio il suo fake – espressioni allusive, non proprio eleganti, riprese diffusamente sul web.
Cosa fare?
Secondo le regole di Twitter, dopo aver inviato la segnalazione online attraverso il form, ho ricevuto una mail nella quale mi si richiedeva di inviare via fax il documento d’identità di Moira Orfei. Nell’occasione ho allegato anche la pagina Wikipedia con il curriculum della nota artista circense, che ha all’attivo anche 37 film.
Come è andata?
Avevo ragione: dopo una quindicina di giorni ho ricevuto la mail che mi informava – “We have removed the reported profile from circulation due to violation of the Twitter Rules (https://twitter.com/rules) regarding impersonation. Your faxed ID has been shredded.” – che l’account, cioè, è stato rimosso, e la carta d’identità di Moira Orfei, letteralmente “stracciata”, a tutela della privacy. Twitter ha riconosciuto in questo caso il furto d’identità.
Vediamo perché: anche se la policy di Twitter in caso di account “parodia o fan” è piuttosto tollerante, e prevede che sia possibile gestire profili che si ispirino a personaggi famosi, nel caso dell’account Moira_Orfei è stata riconosciuta la violazione delle regole che Twitter applica in questi casi. Riassumiamole:
- “Nome utente: il nome utente non deve essere il nome esatto del soggetto della parodia, commento o fan; per renderlo più chiaro, devi distinguere l’account con un qualificatore come “non”, “fake” o “fan”.
- Nome: il nome del profilo non deve riportare il nome esatto del soggetto senza qualche altra parola distintiva, come “non”, “fake” o “fan”.
- Biografia: la biografia deve includere una dichiarazione per distinguerla dall’identità reale, come ad esempio: “Questa è una parodia”, “Questa è una fan page”, “Account Parodia”, “Account fan”, “Account Role-play” o “Questo non è affiliato con…”
- Comunicazione con altri utenti: l’account non deve, attraverso comunicazione privata o pubblica con altri utenti, cercare di indurre in errore o ingannare gli altri sulla tua identità. Ad esempio, se gestisci un account fan, non inviare messaggi diretti ad altri utenti che implicano che sei il soggetto reale (vale a dire, persona, band, squadra sportiva, ecc.) dell’account fan.”
Ora Moira Orfei potrà ottenere un account con profilo verificato, riservato a personaggi noti, e contraddistinto dal bollino azzurro. Abbiamo perso un po’ di battute a volte simpatiche – che saranno certamente riproposte in un altro account fake, modificando il nome con qualche artificio – ma l’identità e l’immagine di una persona che ha, come tutti, il diritto di gestire i propri profili, sono state tutelate.
Bravo Twitter!
Bella case history e approfondimento Maurizio!
Scoprire che i tempi di risposta di Twitter sono questi e che la cosa viene gestita con questa efficacia e pulizia è ottimo, e rassicura.
Una curosità: che effetti stava avendo questo profilo sull’immagine di Moira? Potrebbe essere interessante fare un’analisi dei pro e dei contro della presenza dei profili fake di alcuni personaggi famosi!
Giusta riflessione. Moira ha un qualcosa di “trash” – e lo sa benissimo – e gli articoli dei blogger certamente non fanno danno, così come qualche battuta. Credo anche io che sul web valga il concetto “bene o male, ma basta che se ne parli” . In questo caso, però, si è tirata troppo la corda: in un paio di casi la conversazione aveva tratto in inganno gli interlocutori, che pensavano di tweettare con Moira. Bisognava intervenire…