È un giro d’affari mica da ridere, quello degli account “fake” su Twitter.
Dietro all’analisi che ha svelato cifre e portata della compra-vendita di follower, ci sono due italiani: Andrea Stroppa e Carlo De Micheli, che per lungo tempo hanno tenuto sott’occhio trend e movimenti dei profili sulla piattaforma di micro-blogging. Hanno notato stranezze, impennate nei numeri, trattative e prezzi. Sono finiti anche sul New York Times.
A decine sarebbero i servizi che si occupano di vendere follower. Per intenderci: mille profili che vi seguono, valgono 18 dollari, in media. Con un prezzo fisso al mese, nove dollari, vi spettano anche cinque retweet quotidiani. C’è anche chi esagera e viaggia sui 30 dollari, oppure chi, sempre su base mille, vi chiederà appena due dollari. Un business che, secondo le stime, oscilla tra i 40 ed i 360 milioni di dollari.
Dipende anche da cosa devono fare, questi “fake”. Se seguono qualcun altro, è meglio. Sembrano autentici. O quasi.
Oltre ai followers, però, c’è di più. “I rivenditori ultimamente sono entrati anche nel business dei retweet”, dicono i due esperti. I prezzi sono quelli che spiegavamo prima: 9 dollari per cinque retweet al giorno, 150 dollari per 125 retweet. E ci sono utenti, già individuati, che postano automaticamente gli articoli di The Next Web. Che ha già smentito e che parla dei “fake” in questo post. The Next Web, stando a quanto dichiarato dal suo amministratore delegato, Zee Kane, era a conoscenza di questo account, ma non ha mai pagato perché i suoi contenuti venissero postati in maniera automatica.
Stroppa e De Micheli hanno anche portato Jim Prosser, portavoce di Twitter, a intervenire sulla vicenda: “È un problema importante per noi”, ha detto. “Ma bisogna considerare anche che il 40% degli utenti di Twitter legge solamente i contenuti al suo interno. Ciò che appare come un account fake, potrebbe essere invece un utente che è su Twitter esclusivamente per seguire altri iscritti”.
Il prezzo è fatto. “Venghino Signori, venghino”.
I followers su Twitter, come i fan su Facebook (ricordiamo il caso degli utenti uguali creati dai tool che offrivano il servizio a pagamento) vanno conquistati sul campo giorno dopo giorno.
Su Twitter, poi, c’è l’idea che più followers si hanno più si è importanti: può anche essere vero, ma ricordiamoci sempre che dietro ai profili ci sono PERSONE (scusate il maiuscolo, ma quando ce vo’ ce vo’) che meritano rispetto a prescindere.
Solo così avremo followers finalmente “veri”.