Facebook, è crisi?


Facebook è il social network numero uno al mondo, conta oltre 900 milioni di utenti – 901 per essere precisi -, ma non è tutto oro ciò che luccica.

Siamo a conoscenza di un dato rilevante: fra un mese Facebook sbarcherà in Borsa. Sappiamo benissimo, poi, delle spese folli dell’ultimo periodo, del miliardo speso per Instagram – se avesse acquistato la Ducati avrebbe risparmiato pure qualche milione 🙂 – ed i 550 milioni in brevetti da Microsoft.

Questo per far capire agli investitori che Facebook non punta su un solo prodotto, ma cerca di espandersi su altri fronti. Vedi Google con Google+, Search, Adwords, Chrome, Chrome OS, Android e tutti gli altri, è ormai presente in tutti i settori della tecnologia, esattamente come stanno facendo tutti i big del settore.

Su Facebook di questi 900 milioni di utenti iscritti, 500 accedono da mobile. Dove, però, non c’è la pubblicità. Per Facebook, quindi non ci sono introiti e questo vale a dire che il social network blu può incassare molto, ma molto di più. Ed è proprio su questo punto che arriva la parte dolente.

Ve lo ricordate Google Maps, il servizio gratuito che permette di utilizzare le mappe di Google sui vostri siti? Probabilmente se gestite dei piccoli siti non ne siete a conoscenza, ma avrete sentito la notizia: Foursquare, Wikipedia e molti altri sono passati o passeranno a soluzioni open come OpenStreetMap, non perché il loro spirito open source sia rinato, ma semplicemente perché Google Maps dopo una certa cifra di richieste diventa a pagamento.

Ciò che sta accadendo a Google Maps dovrebbe insegnarci qualcosa: se dai un ottimo servizio gratis per troppo tempo, nessuno è più disposto a pagarlo.

Cosa accadrà quando saremo invasi dalla pubblicità su Facebook, anche su mobile? Può andare bene come per YouTube, in cui gli utenti si lamentano, ma la maggioranza continua ad usarlo, perché le alternative sono poche – Vimeo può esserne una -, ma soprattutto perché i video sono per la maggioranza lì. Raramente un utente scarica i propri video e si trasferisce ad un altra piattaforma, potrebbe richiedere troppi giorni di lavoro. Oppure può andare male come Google Maps, cioè: gli utenti scappano dal social network e di alternative ce ne sono.

Twitter forse non Facebook, c’è il vecchio MySpace, Foursquare se vogliamo gareggiare sui luoghi, LinkedIn per il lavoro o Google+ che offre quello che offre Facebook, ma anche qualcosa di più. Le prime impressioni ci sono già e non sono positive.

Per i soliti scettici, ricordo che Google+ non è una città fantasma, anzi è sempre più in crescita e qui da noi deve ancora arrivare la parte più bella.

Secondo voi quando “Search, plus Your World” arriverà in Italia, per una settimana cosa leggeremo nei blog, nei forum, nelle chat e perfino nei giornali e forse in TV? Sì, avete indovinato: leggeremo proprio di questo prodotto. Molte saranno le critiche negative, ma molte quelle positive; in effetti sapere che Google può darci come primo risultato alla ricerca di “puma” un sito dedicato all’animale rispetto a quello della nota marca di abbigliamento, solo perché sa che preferiamo gli animali ai vestiti, è una cosa fantastica, anche se allo stesso tempo spaventosa.

Sappiamo pure che l’importante per un prodotto è parlarne. Certo, parlarne bene dà una spinta in più, ma l’importante è sentirne parlare. La voglia di provare cose nuove, Facebook che ha stancato con la Timeline, le ultime mosse non proprio azzeccate e il nome Google dietro faranno il resto.

Non vi ho ancora detto la parte più interessante: nell’ultimo trimestre Facebook ha incassato il 12% in meno, nonostante l’aumento di utenti. Questo significa che ogni utente vale meno, proprio poco prima dello sbarco in Borsa. Non è di certo, questa, una notizia da sbandierare ai quattro venti.

Diamo uno sguardo ai grafici di Compete, che si occupa di stimare il traffico nei maggiori siti web del mondo.

I numeri sono completamente diversi, ma il trend si può notare: Google+ è in crescita, Facebook no.

Non ci resta che attendere lo sbarco in Borsa per sapere la reazione dei finanziatori, ma soprattutto attendiamo l’arrivo della pubblicità nell’applicazione per scoprire la reazione degli utenti, che di sicuro non apprezzeranno.

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